giovedì 10 settembre 2015

La Vita C. Ritorno alle fonti celestiniane - (2 edizione)

“La Vita C”, ovvero la prima biografia su Celestino V, scritta da due discepoli coevi, quali Bartolomeo di Trasacco e Tommaso da Sulmona, resta a tutt’oggi l’opera base per chiunque voglia conoscere davvero il papa abruzzese-molisano senza pregiudizi e alcuna velleità. Pubblicata in edizione critica nel lontano 1897 dai Bollandisti, è stata tradotta e commentata a L’Aquila nel 2002. Presto esaurita, viene ripubblicata, grazie alla sensibilità della gente marsicana, nel 2010, nel quadro dell’Anno Giubilare Celestiniano.
La nuova edizione consta di un’ampia introduzione storica a cura della Prof.ssa Stefania Di Carlo (realizzata alla luce degli studi precedenti) e dal testo latino tradotto a fronte a cura del Prof. Ilio Di Iorio, due appassionati e infaticabili studiosi che lavorano su un corpus su Celestino V che ora conta undici opere. Questo libro ripercorre la vita di Pietro da Morrone, prima eremita sulla Majella e sul Morrone, poi novizio a Faifoli, quindi papa a L’Aquila e a Napoli, infine pontefice dimissionario che, dopo la cattura a Vieste, muore “prigioniero” a Fumone non senza avere fatto innumerevoli miracoli. L’analisi di Fra Luciano Proietti, eremita francescano di Sant’Egidio di Frosolone (IS)- Diocesi di Trivento, non esclude il parallelo tra Francesco d’Assisi e Pietro Celestino. Entrambi, chiamati dallo Spirito Santo, hanno segnato con il loro carisma contemplativo vissuto prevalentemente negli eremi e, con il loro impegno, per “riparare la Chiesa di Dio in rovina” nel difficile frangente storico del Duecento. La loro comune testimonianza è un messaggio perenne ancora oggi affascinante per tutti i ”cercatori di Dio” che non hanno paura di “redire ad cor”, ben sapendo che “ogni disgrazia viene agli uomini da una sola cosa: il non sapere restare tranquilli in una stanza”(Pascal). Francesco è il primo “spirituale” del movimento dei frati “zelanti” che Papa Celestino V nel 1294 protesse come Pauperes heremitae domini Caelestini. Di certo Francesco fu gioviale ed esuberante; fu un poeta e un giullare di Dio. Pietro fu riservato e taciturno. Entrambi, però, hanno portato da eroi la croce di Cristo poggiata sulle loro spalle. La prefazione dell’opera è a cura di S. E. Mons. Giovanni D’Ercole, vescovo titolare di Dusa, ausiliare Arcidiocesi di L’Aquila (oggi vescovo di Ascoli Piceno).

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