Ancora oggi gli studiosi discutono se L‘Autobiografia sia stata scritta da Pietro del Morrone di suo pugno, o se sia l’opera di un discepolo che ne ha messo su carta le confidenze attribuendole al Santo.
Ciò nondimeno il testo in questione resta di un’importanza capitale per chi voglia conoscere la figura del morronese, assurto al soglio pontificio da semplice monaco, non essendo né vescovo né cardinale, a 87 anni e dopo 65 di vita eremitica.
Il Prof. Ilio Di Jorio, insigne latinista e artefice della nuova traduzione, ha reso il testo italiano agevole e estremamente conforme all’originale.
La Prof.ssa Stefania Di Carlo, autrice dell’analisi dell’Autobiografia, realizzata su una congrua bibliografia esistente, ha curato, altresì, una nuova edizione critica.
Da questo lavoro, che racconta l’infanzia, il nucleo familiare, il noviziato, gli eremitaggi a Villa Scontrone, sul Palleno, sul Morrone, sulla Majella, la tappa di Castel di Sangro, il “bambino dei miracoli”, “il Santo ante papatum”, emerge una figura non scialba del futuro pontefice ma quella di un povero cristiano, dotato di una certa cultura anche se non eccelsa, amante della solitudine, della divinità, della montagna, prodigo verso il prossimo e i suoi monaci.
Questa nuova pubblicazione, che rientra all’interno di un corpus che ha precedenti a tutt’oggi in otto opere su Celestino V, trova una continuità nella Vita C, scritta dai due discepoli coevi di Pietro, ossia Tommaso da Sulmona e Bartolomeo da Trasacco, stampata nel 2000 dal Circolo Culturale “SpazioArte” e di prossima ristampa.
La prefazione del libro è a cura di S. E. Mons. Angelo Spina, vescovo di Sulmona-Valva.

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