Questo nuovo testo su Pietro da Morrone, alias Celestino V, origina da molti anni di ricerche e di studio ad ampio raggio nei vari paesi che hanno sul proprio territorio monasteri dell’Ordine da lui fondato.
La pubblicazione mira anche a respingere dicerie, banalità e clamorosi errori di valutazione sempre più frequenti. Stefania Di Carlo ed Ilio Di Iorio sono coscienti che si debba parlare di Pietro del Morrone sulla base delle fonti storiche del tempo proprio.
Invocare Lelio Marini, Celestino Telera o, addirittura, Mons. G. Celidonio può, infatti, essere proficuo ed interessante per certi “loci” specifici ma non può essere l’unico e solo approccio; così facendo, viene meno quello che è stato il vero messaggio dell’eremita, del papa e del santo abruzzese-molisano.
Chiunque voglia davvero conoscere Pietro del Morrone, senza pregiudizi e alcuna velleità, deve, pertanto, conoscere anzitutto la Vita C nella sua veste originaria di autore coevo a Celestino; pubblicata nel 1897, negli Analecta Bollandiana, solo oggi proposta con traduzione a fronte.
La Prof.ssa Stefania Di Carlo spiega il valore del testo, le ragioni della sua denominazione “sui generis”, la sua possibile data di redazione e gli autori anch’essi potenziali, il percorso storico che ha consentito di possedere ancora oggi questo mirabile lavoro. Il Prof. llio Di lorio ha proceduto alla traduzione del testo recependo un messaggio, in quel di Sulmona, nel corso di una conferenza, promossa dall’Agenzia del Centro Servizi Culturali della Regione Abruzzo e dall’Archivio di Stato di Sulmona nel maggio 2002. In quella sede, la Prof.ssa Di Carlo esprimeva il rammarico di non potersi dedicare, neanche quest’anno, alla traduzione della Vita C di cui era in possesso e che riteneva un testo prezioso in grado di dissolvere dubbi e contraddizioni; a causa di studi su altre fonti celestiniane reperite negli ultimi tempi anche in Francia oltre che per la gran mole di lavoro che l’impegnava nell’équipe di ricerca del progetto “Adriatico” per conto dell’lnstitut de Recherche sur l’Antiqulté et le Moyen-Age della Maison de l’Archéologie dell’Università di Bordeaux .
Il Prof. Di Iorio, non solo ha immediatamente compreso che i veri ricercatori sono lontani dal grande schermo, preferendo il lavoro “matto e disperatissimo” (per dirla alla Leopardi maniera), ma si è subito offerto di collaborare in questa ennesima fatica che vede la luce grazie al Circolo Culturale Aquilano “SpazioArte”’, un Circolo non profit, impegnato nella corretta promozione della cultura tout court.

Nessun commento:
Posta un commento